Artemide è il primo archetipo appartenente alle 7 dee della mitologia greca verso il quale accompagno le donne in esplorazione, nel lavoro “Donne che vedono nel buio”.
Appartiene al gruppo delle dee vergini; è dea della caccia e della luna. Competitiva e sorella.
E’ un archetipo che può essere tu non abbia mai sentito particolarmente presente o forse solo in età adolescenziale. Oppure potrebbe essere che leggendo quello che sto per proporre tu lo senta molto “tuo” o che sentirai una certa paura accompagnata da una vocina che dice “so che ci sei, Artemide, ma cosa succede se ti lascio uscire?”
Qualsiasi cosa accada in te leggendo queste righe, ti invito ad ascoltarti profondamente, inspirando ed espirando l’emozione o la sensazione fisica che si accende dentro (non a caso ho usato il verbo accendere…). Lascia che l’energia connessa a questo archetipo ti parli, lasciale lo spazio che chiede e che merita. L’archetipo contiene la forza che ha proprio lo scopo di risvegliare o riattivare quella determinata parte di te o semplicemente di armonizzarla.
Le dee sono immagini interne, che possono variare a seconda della fase di vita che una donna sta attraversando. Diventare consapevoli di queste risorse diventa una forma di alleanza con un potenziale legato al tuo femminile che fiorendo ti fornisce il sostegno e il supporto necessari nel momento in cui ne hai bisogno.
“Quando una donna viene a sapere che c’è una dimensione mitica in ciò che sta facendo, quella conoscenza sollecita e ispira centri profondamente creativi. I miti evocano sentimento e immaginazione e toccano temi che fanno parte del retaggio umano collettivo. I miti greci, dopo migliaia di anni, restano attuali e significativi sul piano personale perché contengono un anello di verità che accomuna l’esperienza umana di tutti.” (Le dee dentro la donna di Jean S.Bolen)
Quali sono i simboli che caratterizzano Artemide?
Una tunica corta, per poter correre liberamente nei boschi, faretra, frecce e arco, simbolo della capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati grazie alla sua concentrazione, la luna, le stelle e una torcia in mano, simboli di luce. Un cervo, una daina, la lepre e la quaglia, che simboleggiano la sua natura sfuggente; la leonessa, simbolo della sua regalità; l’orso feroce, che rappresenta l’aspetto distruttivo ma anche il ruolo protettivo verso i piccoli; un cavallo selvatico, simbolo di libertà.
Artemide vive immersa nei boschi, accompagnata dalle sue ninfe, da una muta di cani da caccia, e dal privilegio di compiere autonomamente le sue scelte. Tutte cose che le furono concesse dal padre Zeus, che l’ha amata e sostenuta dal primo momento in cui la vide.
L’Energia Artemide…
L’energia Artemide è decisa, rapida, porta protezione e soccorso a chi le si rivolge ed è altrettanto rapida e spietata nel punire chi la offendeva. E’ uno spirito indipendente, che mette la donna in contatto con la capacità di eligere le proprie scelte. Senza condizionamenti, lontana dalle dipendenze o dal bisogno di approvazione altrui. Qualsiasi cosa sia importante per la donna Artemide, la otterrà: nella mitologia infatti lei poteva mirare qualsiasi bersaglio, vicino o lontano, con la piena consapevolezza che l’avrebbe raggiunto. E’ integra, completa. Sa badare a sé stessa, la sua identità e il suo valore dipendono esclusivamente da ciò che è e da ciò che fa. Non appartiene a nessun uomo. In quanto dea vergine, non è stata abusata, è pura, casta e immune alla sofferenza. Si innamora, ma la sua competizione la porterà ad uccidere l’amato. Il senso di sé è al primo posto.
E’ accompagnata da uno stuolo di ninfe che erano considerate le sorelle minori di Artemide. Non erano vincolate dalla dimensione domestica e si tenevano alla larga dal controllo degli uomini. La relazione con le donne per Artemide è solidale. Per lei l’amicizia è molto importante, fin da piccola.
Ha una chiarezza lunare, una visione lucida. In quanto dea della luna, il buio non la spaventa, tutt’altro: ci si sente a suo agio. Vive immersa in luoghi selvaggi e questo aspetto dell’archetipo riporta la donna al riconoscimento di una dimensione selvaggia dentro di sé. La donna che si permette di “seguire” l’energia di questo archetipo, riscoprendo le parti meno addomesticate dentro sé, diventa più riflessiva e inizia a fare sogni più vividi e questo favorisce una maggiore introspezione.
La bambina Artemide…e il rapporto coi genitori
La bambina con un’energia Artemide è molto attiva nelle cose che fa, decisa nelle cose che vuole ed ha una memoria ferrea per le promesse che le vengono fatte (se ce se le dimentica…lei le pretende!)
E’ piuttosto diretta, se sostiene una causa lo fa esprimendo sentimenti forti ed è molto sensibile alle ingiustizie (disparità, in particolar modo se di sesso).
Se i genitori comprendono la natura della figlia e la sostengono, la donna percorrerà con sicurezza la propria strada, consapevole di chi è, contenta della donna che è diventata. L’approvazione paterna per questa bambina è molto importante.
Nella mitologia, Zeus ha approvato e sostenuto Artemide mentre Leto, la madre, l’ha amata amorevolmente. Tuttavia in più occasioni Artemide è corsa in soccorso della madre. Le figlie Artemide tendono a voler “salvare” la propria madre. Questo tipo di ordine non corrisponde all’ordine dell’amore in cui i figli mantengono il loro posto di figli mentre sono semmai i genitori che li aiutano, non viceversa (salvo casi eccezionali, in cui il genitore è anziano o malato).
La situazione inizia a complicarsi quando i genitori criticano o svalutano la figlia Artemide. La madre che voleva una bambina placida e tranquilla e si ritrova con un vulcano di indipendenza (fin in tenera età) può sentirsi delusa o rifiutata. E’ una figlia volta all’essenziale, pochi fronzoli e “non mi mettere i bastoni tra le ruote”. Ma quello che veramente ferisce nel profondo questa bambina è la disapprovazione paterna: apparentemente manterrà un atteggiamento di sfida mentre dentro attiverà un conflitto rispetto alle proprie capacità, una sfiducia in sé stessa e spesso si auto boicotterà: interiorizzando l’atteggiamento critico del padre, svilupperà un profondo senso di inadeguatezza. Questo accade spesso in famiglie le cui culture tengono maggiormente in considerazione i figli maschi delle femmine aspettandosi da queste ultime una femminilità non autentica, stereotipata.
Se nel quadro familiare, la figlia Artemide considera la madre debole e passiva (perché depressa, vittima dell’alcool o di un matrimonio infelice) accade che si senta triste per non aver avuto una madre più forte e, nello stesso tempo, nel desiderare di non diventare come la madre, rifiuta tutti gli aspetti del femminile anche in se stessa: tenerezza, ricettività, matrimonio, maternità.
Artemide e la sessualità
Vive la sessualità in modalità maschile. I rapporti personali vengono al secondo posto. Il sesso per lei è uno sport ricreativo, un’ esperienza fisica più che la ricerca di un’intimità o un istinto profondamente sensuale. Per equilibrare questo aspetto c’è bisogno dell’intervento di altri due archetipi: Era e Afrodite (li vedremo nei prossimi articoli).
Se omosessuale, la donna Artemide vive la sessualità come un’ ulteriore dimensione dell’amicizia.
Non è da escludere la castità: può tranquillamente praticarla senza sviluppare o esprimere la sua sessualità e senza sentirne la mancanza.
Artemide e i rapporti con gli uomini
Gli uomini attratti dalla donna Artemide avvertono un’affinità spirituale con lei. Sono molto attratti dalla sua forza e dalla sua indipendenza ma anche dalla sua natura incontaminata (lei vive nei boschi, è connessa alla sua parte selvaggia).
Tuttavia ci possono essere tre tipologie di relazione che possono attrarre la donna Artemide:
- La relazione alla pari, come quella che aveva col fratello gemello Apollo: condividono interessi comuni all’aria aperta senza necessariamente incontrarsi nella sessualità.
- La relazione in cui l’uomo si prende cura di lei: di solito questa relazione tende a riproporre i conflitti irrisolti col padre.
- La relazione in cui esplode la competizione tra i due: se entrambi sono incapaci di mettere fine alla competitività il rischio è che si facciano molto male.
Vulnerabilità, rabbia cieca, freddezza e spietatezza
Artemide non soffrì mai. Al contrario fu lei a causare sofferenza a chi la offendeva o minacciava coloro che godevano della sua protezione. Non entra in contatto con la propria vulnerabilità e la relazione con un uomo funziona nella misura in cui lui rimane emotivamente lontano, non appena si avvicina più del dovuto, sentendosi completa in sé stessa, nega il bisogno dell’altro e rischia di allontanarlo. Se da un lato l’erotismo impersonale della donna Artemide è motivo di richiamo per l’uomo, dall’altro questo suo distacco le impedisce una sana e autentica intimità. La donna Artemide ha bisogno di entrare in quello spazio vulnerabile e riconoscere quanto importante sia per la relazione sentire amore e fiducia per una persona in particolare.
Artemide ha un aspetto distruttivo simbolizzato da un cinghiale selvatico. Nella mitologia si narra che quando si sente offesa scateni per la campagna il suo cinghiale Calidonio con gli occhi iniettati di sangue. La sua è una furia cieca. La donna Artemide, si adira contro l’uomo. Ha bisogno di affrontare il suo “cinghiale interiore” cosa per nulla facile, di confrontarsi con la propria distruttività. L’energia della rabbia incarnata dalla donna Artemide è molto potente e le serve molto coraggio per trasformarla in determinazione e assertività. Ciò che le restituisce umanità è l’umiltà: grazie a questa virtù si sente umana, fallibile, imperfetta e non una donna vendicativa. Questo le permette anche di contattare la propria vulnerabilità e di lasciarsi amare.
Abbiamo già visto come la tendenza di Artemide sia quella di mantenere una distanza emotiva, viene infatti descritta come “la fredda Artemide”. Tendenzialmente è talmente concentrata nei propri obiettivi da non notare i sentimenti di chi le sta accanto con la conseguenza di ferire le persone che la circondano. Questa caratteristica va mitigata mantenendo la connessione emotiva con chi la circonda.
Un’altra caratteristica di Artemide è la sua spietatezza: se si sente non rispettata o percepisce ingiustizia verso le persone che le sono care, la punizione è crudele. Vede solo il bianco e il nero, senza la gamma di infinite sfumature nel mezzo. La chiave risolutiva è lo sviluppo di empatia e compassione, qualità del campo del cuore, che spesso arrivano con l’esperienza, con la maturità o attraverso la pratica costante della meditazione.
Artemide e…l’oltre…
Per andare oltre la dimensione Artemide e per trasformare quest’energia in un’alleanza funzionale, la donna ha bisogno di aprirsi alla sua vulnerabilità, alla sua ricettività, imparando ad amare e a lasciarsi amare. Questo può accadere durante una relazione di coppia, con un uomo o una donna che la ama, o con un figlio.
Perché ciò avvenga è possibile che entrino in gioco altri archetipi, come per esempio Afrodite.
Ogni dea rappresenta un potenziale, e come ogni cosa può trasformarsi in un’energia creatrice, di sostegno o, se lasciato sfiorire e non gestito, può diventare qualcosa di altamente distruttivo.
Sono stata ispirata a quest’esplorazione e ad accompagnare le donne in questo viaggio dal libro “le dee dentro la donna” di Jean S. Bolen che ho chiesto a prestito a mia madre una decina di anni fa. Avevo iniziato a leggerlo e l’avevo anche lasciato lì. Questo lavoro, “Donne che vedono nel buio” è rimasto in gestazione per lungo tempo, fino al momento in cui una voce dentro di me ha detto “ora, è il momento di scoccare la tua freccia”.
Artemide è un’energia a me molto cara, che mi accompagna da quando ero bambina. Mi ci sono voluti diversi anni per riconoscerla, accettarla e imparare a domarla, lasciandole il giusto spazio e permettendole di essere sostenuta anche da altre energie, che mi abitano e che avevano solo bisogno di essere anch’esse riconosciute.
Essere donna, per me, è un onore oltre che un piacere.
Viviamo ancora in un’epoca patriarcale in cui la donna incontra non poche difficoltà e io sogno un mondo in cui femminile e maschile, donne e uomini, integrino a vicenda i loro doni, le loro virtù, si sostengano nella fioritura le une degli altri, contribuendo a creare spazi creativi, nutrienti, fondati sul rispetto e sulla fiducia reciproca. Riesco quasi a vederlo questo mondo…ed è il motivo per cui porto con amore e devozione questo lavoro, iniziando dalle donne. Perché possiamo iniziare a vedere in noi, il cambiamento che desideriamo vedere fuori.
Francesca Tamai
L'immagine è stata presa dal web. Fonte sconosciuta.
Scrivi commento